L'ABC DEI DIAMANTI
LE 4C
E’ come stringere un pezzo di luna: candido e brillante, il diamante splende nel buio. Le sue origini sono remote e numerose sono le leggende che avvolgono nel mistero questa pietra preziosa:
simbolo di elevata spiritualità, grandezza e purezza, il mito della perfezione decantato dal diamante ha continuato ad affascinare i popoli di ogni tempo.
Nato nel mantello della terra, a particolari condizioni geologiche, il diamante si trasforma da carbonio cristallizzato a pietra preziosa, secondo dinamiche ancora misteriose.
Comprendere intimamente la natura delle pietre preziose è un’arte: è il lavoro di esperti professionisti a rendere la bellezza dei diamanti godibile.
Peso, colore, taglio, purezza sono le quattro caratteristiche (4C) che il G.I.A. (Gemological Institute of America ) ha certificato come universalmente riconosciute per il processo valutativo dei diamanti.
PESO (CARAT)
Per “peso” di un diamante si intende la circonferenza del suo diametro: la parola carato deriva dal greco “keration”, termine impiegato per indicare i semi dell’albero carruba, utilizzati come unità di peso.
Il carato corrisponde ad 1/5 di grammo, cioè esattamente 0,2 grammi: essendo il diamante suddiviso in 100 parti detti “punti”, un diamante di 25 punti peserà un quarto di carato, cioè 0,25 carati.
Durante il delicato processo di lavorazione, un diamante può anche arrivare a perdere fino al 50% del suo peso originario.
PUREZZA (CLARITY)
La purezza di un diamante è determinata dalla maggiore o minore presenza di inclusioni: le inclusioni sono delle imperfezioni, delle tracce che si sono formate all’interno della pietra durante il suo processo di formazione.
Sono le inclusioni a rendere unica la gemma; tuttavia, più forte è la loro presenza, minore è il valore del diamante.
Sulla base di certificazioni universalmente riconosciute (come GIA, IGI e HRD) , in base al diverso grado di visibilità delle inclusioni, è stato possibile classificare la purezza delle pietre in una scala che parte dal diamante puro (IF o FL) per arrivare ad un diamante contenente inclusioni significative (SI).
Il diamante privo di inclusioni è definito “perfettamente puro”, ed è quello dal valore più elevato.
COLORE (COLOR)
La brillantezza di un diamante dipende dal mondo in cui riflette la luce: una pietra chimicamente pura, infatti, è in grado di mantenere inalterata la naturale luce bianca, riflettendola senza assorbirla.
La scala rappresentativa del colore dei diamanti vira dal bianco puro (D cape) al giallastro: più bianco è il diamante più è elevato il suo valore. Tuttavia, seppur meno rari, i diamanti possono coprire l’intero spettro dei colori; verde, rosa, rosso o blu: i cosiddetti diamanti “fancy”.
TAGLIO (CUT)
Si tratta di un lavoro estremamente delicato: partendo da un diamante grezzo, il taglio ottimale della pietra è quello che mantiene il massimo di materia possibile, sprigionando la maggiore quantità di luce.
Se un diamante è tagliato correttamente, la luce viene riflessa in modo che fuoriesca dalla parte superiore del padiglione.
Il taglio più noto ed apprezzato è sicuramente quello tondo a brillante; tuttavia, esistono tante varietà di tagli che includono forme tradizionali e non: marguise, goccia, smeraldo, ovale, a cuore e così via.